Lo scorso week end, alla ricerca di sole e caldo ed approfittando di un bel ponte abbiamo deciso di fuggire per alcuni giorni in Sicilia.
Era da tempo che puntavo di tornare nella parte orientale dell’isola per perdermi tra le meraviglie del barocco siciliano e finalmente ce l’ho fatta.
Ecco cosa vedere in Sicilia in 4 giorni (qui troverete un altro piccolo itinerario di cui avevo scritto lo scorso anno): il nostro itinerario ha coperto le città di Siracusa, Noto, Ragusa Ibla e Modica, passando per Marzamemi, la Riserva naturale di Vendicari, la spiaggia di Calamosche, Portopalo e Pachino fino all’isola delle Correnti, il punto che divide il mar Ionio dal mar Mediterraneo. Abbiamo percorso quasi 350 km riuscendo a vedere tutto con molta calma.
Appena atterrati a Catania abbiamo puntato verso Siracusa. Li ci siamo persi tra i vicoli di Ortigia, avvolta tra papiri, mare turchese ed il suo porto. Si dice che Archimede la proteggesse con un gigantesco sistema di specchi, il cui riflesso infuocava le vele dei nemici romani.
Il fulcro di Ortigia oggi è Piazza del Duomo, una meravigliosa spaccatura all’interno del dedalo di vie che attraversano l’isola. Passeggiare per i vicoli è una scoperta, tra balconi, chiese, piazzette e negozi pieni di gente e di storia. La bellezza dei palazzi ed il trionfo del barocco esprimono perfettamente la grandezza che Siracusa deve aver rappresentato in passato.
Siracusa non è solo Ortigia, Siracusa è anche passeggiare per le eleganti vie del centro, visitare la zona archeologica, mangiare del pesce buonissimo, perdersi tra i rumori e gli odori del mercato centrale, rinfrescarsi con una granita, assistere ad una tragedia greca nel meraviglioso Teatro Greco e molto molto altro. Noi abbiamo dormito in un piccolissimo e bellissimo hotel, nella parte storica di Ortigia, che abbiamo prenotato qui.
Dopo esserci innamorati di Siracusa abbiamo proseguito il nostro viaggio verso la capitale del Barocco siciliano, Noto.
Di Noto mi rimarranno negli occhi il colore giallo/ambra dei suoi palazzi e delle sue chiese, il cielo infuocato al tramonto e la splendida vista dal nostro B&B sui tetti della città (qui dove abbiamo dormito e mangiato durante il nostro weekend).
Dichiarata, nel 2002, Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO, insieme con le altre città della Val di Noto, questa cittadina offre al visitatore una serie impressionante di beni archeologici, artistici e paesaggistici. Tra queste “bellezze” va sicuramente inserito, con le sue prelibatezze, il Caffè Sicilia. La mecca per chi cerca i veri sapori siciliani, un viaggio tra cannoli, cassate, gelato al pistacchio, Savarin al Marsala e tanto altro…
Sazi di bellezza e di bontà il nostro viaggio è proseguito poi verso la Riserva di Vendicari e la spiaggia di Calamosche.
Se da Noto si prosegue in direzione Pachino, dopo circa 6 km, si trova, sul lato destro della strada, una stradina non asfaltata, svoltate e proseguite per qualche km finchè si raggiunge un parcheggio. Da qui si prosegue a piedi per circa 1km e si arriva nella bellissima spiaggia di Calamosche o “Funni Musca”, una bellissima caletta isolata, lontana dal traffico e incorniciata da un mare turchese.
Da Calamosche il nostro piccolo viaggio è ripreso alla volta di Modica, anch’essa inserita nell’elenco dei luoghi Patrimonio dell’Umanità. La città è bellissima e ricca di luoghi da vedere: il Duomo di San Giorgio, il Duomo di San Pietro, il Palazzo della Cultura e Museo Civico, il Teatro Garibaldi..solo per citarne alcuni. Oltre alla ricchezza architettonica e storica questa cittadina è meta di un flusso di turisti che vengono qui per assaggiare il famoso cioccolato che prende il nome proprio dalla città.
La particolarità di questo cioccolato sta nella lavorazione e nelle origini che ha. Sembra una storia strana ma le sue origini sono da ricercare negli aztechi, nella loro storia ed in un processo di colonizzazione di uomini e di gusti. Il processo produttivo fu portato proprio dai conquistadores spagnoli direttamente dal Messico e prevede la lavorazione a freddo del cacao con lo zucchero di canna. Questo fa si che lo zucchero non riesca a sciogliersi e conferisca al cioccolato di Modica la particolare consistenza granulosa. La meta da raggiungere per appassionati e curiosi è quindi l’Antica Dolceria Bonajuto.
A pochi km da Modica si erge Ragusa, al singolare, ma le città sono due, a volte rivali: Ragusa ed Ibla, sorelle e nemiche.
Ibla è la parte storica, la parte bassa della città e prende il suo nome da una dea che suggeriva sogni premonitori a chi passava di qui. Arrivare in auto a Ragusa Ibla è come entrare in un presepe, un insieme di case, strade, palazzi e chiese arroccate tra di loro come a proteggersi. Anche qui, per poter apprezzare la città è necessario perdersi tra le stradine con il naso all’insù alla ricerca di qualcosa che ci è stato “regalato” da chi è passato prima di noi. Ibla di sera diventa ancora più bella, con i lampioni gialli che incorniciano questo scenario surreale..
Dopo Ragusa Ibla il nostro viaggio si è spinto ancora più a sud tra campi di pomodoro che riempiono il paesaggio e si spingono fino al mare.
Siamo passati da Pachino, cittadina agricola fuori dagli itinerari più turistici, che deve la sua fama al famoso pomodoro che qui si coltiva.
Pachino sorge in quel piccolo triangolo di terra incastonato tra Mar Ionio e Mar Mediterraneo, che guarda verso l’Africa. A nord-est d Pachino sorge Marzamemi, piccola frazione marinara, città di frontiera, città capolinea, città di pesca e di mare piena di fascino.
Fermatevi per un aperitivo o per cena nella piazzetta “araba”: sarà come viaggiare nel tempo.
Le origini arabe si ritrovano anche nel nome della cittadina che deriverebbe dall’arabo “marsà ‘al hamam“, cioè “baia delle tortore”, per l’abbondante passaggio di questi uccelli in primavera.
A sud di Pachino si trova invece il “confine” tra Ionio e Mediterraneo. I 2 mari si incontrano e si scontrano in una zona ricca di correnti. Questo punto rappresenta l’estremo meridionale dell’isola siciliana e rappresenta, purtroppo, la porta di accesso dei nuovi flussi migratori dai paesi africani.
Sull’isoletta si erge un faro, dove decenni fa alloggiava il farista con la sua famiglia, di forma rettangolare, con davanti un ampio piazzale.